mercoledì 29 marzo 2017

Domino Solutions - Interpump, +300% in 5 anni, una solida realtà italiana

Interpump Group SpA è una società impegnata nella produzione di pompe a pistoni e prodotti idraulici attraverso i segmenti idrogetto ed idraulico. Il segmento ad idrogetto costruisce principalmente pompe ad alta ed altissima pressione e sistemi di pompaggio. Il segmento idraulico comprende la produzione e la vendita di power take-offs, cilindri idraulici, distributori idraulici, valvole e altri componenti idraulici. L’azienda è stata fondata da Fulvio Montipò nel 1977 e ha sede a Sant’Ilario d’Enza, Italia.

Bilanci solidi nel 2016

Le vendite nette del 2016 sono state pari a 922,8 milioni di euro, superiori del 3,1% rispetto alle vendite del 2015 quando erano state pari a 894,9 milioni di euro (+0,3% a parità di area di consolidamento e di cambio di conversione).

Il risultato operativo (EBIT) è stato pari a 153,5 milioni di euro (16,6% delle vendite) a fronte dei 136,9 milioni di euro del 2015 (15,3% delle vendite), con una crescita del 12,2% e con un incremento della marginalità di 1,3 punti percentuali. A parità di area di consolidamento, l’EBIT è cresciuto dell’8,6%. L’utile netto è stato pari a 94,5 milioni di euro, in crescita del 9,5% rispetto all’utile normalizzato del 2015 pari a 86,3 milioni di euro1. L’utile per azione base è stato di 0,884 euro nel 2016 (0,801 euro il dato normalizzato del 2015).

Il cda ha deciso di proporre la distribuzione di un dividendo di 20 centesimi di euro contro 19 centesimi lo scorso esercizio. Il capitale investito e’ passato da 900,8 milioni a fine 2015 a 977,6 milioni al 31 dicembre 2016, grazie per lo piu’ alle acquisizioni.

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Le acquisizioni sono colpi da maestro

Interpump ha messo a segno una trentina di acquisizioni in tutto il mondo e oggi è leader mondiale nella produzione di pompe a pistoni professionali. La spagnola Inoxpa è solo l’ultimo dei suoi acquisti. Ma al di là dell’affare in sé, l’acquisizione segna per Interpump Group la capacità di guardare oltre il proprio business e conferma l’abilità di un management in grado di costruire valore che duri nel tempo.

La società il 20 Marzo ha reso noto che il gruppo Gruppo IPG Holding S.p.A., società controllante Interpump, ha acquisito – con una operazione fuori mercato – 2 milioni di azioni ordinarie Interpump da Mais. Per effetto dell’operazione IPG Holding detiene 25 milioni di azioni Interpump equivalenti al 23,33% del capitale (23,82% al netto delle azioni proprie). Il fondatore e proprietario Fulvio Montipo’ incrementa in questo modo il proprio peso in Interpump. La controllata dallo stesso Montipo’ da Gianni Tamburi, ha infatti acquisito dalla holding della famiglia Seragnoli.

Isabella Seragnoli scende quindi al 3,345% del capitale di Interpump. In precedenza, dal 22 dicembre 2015, l’investitrice era accreditata di una quota del 6,61% nel capitale del gruppo delle pompe.

Un’altra acquisizione degna di nota è stata ufficializzata all’inizio di quest’anno, attraverso la propria filiale britannica, è stata acquisita il 100% di Bristol Hose Ltd., società attiva nel settore dei tubi e raccordi per l’oleodinamica con attività di commercio e assistenza, con sede a Bristol nel Regno Unito. Bristol Hose opera attraverso 2 magazzini di vendita e 9 officine mobili per assistenza e riparazioni on-site. Queste ultime sono attive 24 ore su 24 e in grado di raggiungere il cliente tipicamente entro un’ora dalla chiamata.

Il management è la chiave del successo

Ha creato dal nulla un campione del mondo. Un colosso forte e robusto, a sua immagine e somiglianza. Fulvio Montipò, reggiano dalla stretta di mano al granito, con il toscano perennemente acceso tra le dita, inventore, ex proprietario e oggi azionista di controllo di Interpump Group, gioiello della meccanica reggiana, leader mondiale nella produzione di pompe industriali ad alta e altissima pressione, trenta stabilimenti nel mondo, 2000 dipendenti diretti e 3000 nell’indotto.

Un’impresa familiare quotata in borsa che in 13 anni ha garantito agli azionisti rendimenti medi del 10%, nata con capitale di rischio, cresciuta sotto lo sguardo onnipresente del padrepadrone, poi acquistata da un fondo, e collocata sul mercato, diventata un’ azienda globale e poi “ricomprata” dal suo fondatore.