venerdì 31 marzo 2017

Domino Solutions : Il nuovo calo del petrolio sta creando opportunità

Il recente calo delle attività legate all’energia appaiono esagerate, secondo le nostre analisi, dato le nostre prospettive sui prezzi del petrolio. Anzi, si stanno creando opportunità di acquisto di azioni energetiche. I prezzi del petrolio sono scesi questo mese, dopo la negoziazione di una gamma stretta nei primi mesi del 2017. Le preoccupazioni per l’eccesso di offerta ha portato alla liquidazione dei livelli record e alla speculazione sui prezzi del greggio i quali potrebbero salire ulteriormente. I titoli legati all’energia, tuttavia, sembrano aver ceduto valore troppo facilmente e con troppo pessimismo. Il divario delle prestazioni tra il recente aumento delle scorte di petrolio e la domanda di energia globale sembra essere incoraggiante.

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Perchè c’è stato il calo del petrolio

Nel l’ultimo bollettino mensile Opec, le cifre trasmesse da Riad indicano una brusca marcia indietro nei tagli produttivi sauditi, con l’output risalito in febbraio di ben 263.300 barili al giorno, a 10,011 milioni di bg (comunque al di sotto della quota assegnata di 10,058 mbg). Le stime di fonti secondarie – adottate dal gruppo per verificare la disciplina dei Paesi membri – registrano invece un’ulteriore discesa di 68.100 bg, a 9,797 mbg.

La guerra si è rivelata più costosa del previsto per i sauditi. Le riserve finanziarie si sono sgonfiate notevolmente: dai 746 miliardi del 2014 si è passati ai 536 del 2016, con un crollo insostenibile per le casse dello Stato. Per questo nessuno si è stupito quando l’anno passato ha dichiarato il cessate il fuoco firmando l’accordo per tagliare la produzione. La strategia saudita sarebbe risultata vittoriosa se fosse riuscita a buttar fuori dal mercato Usa e Iran, ma al contrario si è rivelata suicida. Uscendo da un periodo durissimo, Teheran era destinata ad avvantaggiarsi di qualsiasi nuova esportazione dopo la fine delle sanzioni, e a qualsiasi prezzo.

I produttori americani, d’altra parte, sono riusciti a mantenere un vantaggio competitivo grazie alla superiorità tecnologica. I prezzi bassi hanno avuto l’effetto di far concentrare i petrolieri sulla riduzione dei costi, aumentando l’efficienza di estrazione abbastanza da abbassare il prezzo di breakeaven a un punto sostenibile.

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I vari rimbalzi tra domande e scorte

La domanda e offerta hanno supportato i prezzi del petrolio all’inizio di quest’anno. I trader speculativi nei mercati a termine hanno contribuito alla crescita del greggio sulle aspettative dell’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio (OPEC) e nei paesi non OPEC i quali hanno aiutato associandosi all’accordo sui tagli alla produzione. Il nervosismo sui livelli record di tali posizioni, l’aumento della produzione negli Stati Uniti e i dubbi crescenti sulla conformità del taglio, hanno scatenato il recente calo dei prezzi del petrolio.

I prezzi del petrolio sono difficili da prevedere, i tagli di produzione fanno da cerniera in un contesto politico incerto. Il prezzo del petrolio lo vediamo laterale nei prossimi tre mesi. I membri dell’OPEC hanno mostrato molta disciplina riguardo il taglio della produzione e la crescita dell’inventario dovrebbe presto stabilizzarsi dato che le raffinerie stanno aumentando gli acquisti. La domanda globale è destinata ad aumentare nel bel mezzo della reflazione.

I titoli energetici sembrano riflettere una prospettiva ribassista. Questo crea delle belle opportunità. Ci piacciono molto aziende che si occupano dello shale americane. Tra tagli dei costi, miglioramento delle tecnologie e prospettive di regolamentazione più flessibili. Anche il valore della diversificazione offerta da parte delle imprese energetiche integrate, tra cui relativamente a buon mercato come le major petrolifere europee. Obbligazioni ad alto rendimento energetico offrono migliore valori dopo il recente selloff. Noi preferiamo crediti di società di esplorazione grazie ai rendimenti interessanti e la disciplina di bilancio.

Probabili nuovi tagli alla produzione

Recuperata la soglia di 50 dollari al barile, il petrolio nelle ultime sedute l’ha ripassata nettamente al ribasso. Ed ecco che l’Opec passa allora alle parole forti verso i suoi membri: li invita tutti a tagliare la loro produzione, in linea con gli accordi del 30 novembre 2016, avvertendo che, se non lo faranno, i mercati resteranno depressi. Il tagli concordato di 1,2 milioni di barile al giorno va considerato in “modo molto serio” dice il ministro del Petrolio del Kuwait, Issam Almarzooq, che presiede il comitato dell’Opec che sovrintende all’implementazione dell’accordo. “Occorre fare di più – aggiunge – Serve conformità nel board. Assicuriamo che noi lo faremo”.

Sui mercati c’è insofferenza, perché si continua a vedere una crescita delle scorte americane insieme all’attività di estrazione degli Usa, il mercato sta sicuramente domandando una estensione dell’accordo Opec. Non è un caso che i gestori dei fondi speculativi siano assolutamente scettici sulla possibilità che il prezzo del petrolio salga ulteriormente: secondo la U.S. Commodity Futures Trading Commission, le posizioni nette lunghe (cioè le scommesse sui rialzi) sono scese del 37% dai record del mese scorso. Intanto il prezzo del barile Wti resta sotto i 48 dollari al barile sui mercati proprio per le incertezze che ancora persistono, fra paesi Opec e non, sul prolungamento dei tagli alla produzione. Il Brent è poco sopra 50 dollari. Nell’ultima settimana il Wti ha toccato i minimi dell’anno, scendendo persino sotto quota 48 dollari al barile.

mercoledì 29 marzo 2017

Domino Solutions - Interpump, +300% in 5 anni, una solida realtà italiana

Interpump Group SpA è una società impegnata nella produzione di pompe a pistoni e prodotti idraulici attraverso i segmenti idrogetto ed idraulico. Il segmento ad idrogetto costruisce principalmente pompe ad alta ed altissima pressione e sistemi di pompaggio. Il segmento idraulico comprende la produzione e la vendita di power take-offs, cilindri idraulici, distributori idraulici, valvole e altri componenti idraulici. L’azienda è stata fondata da Fulvio Montipò nel 1977 e ha sede a Sant’Ilario d’Enza, Italia.

Bilanci solidi nel 2016

Le vendite nette del 2016 sono state pari a 922,8 milioni di euro, superiori del 3,1% rispetto alle vendite del 2015 quando erano state pari a 894,9 milioni di euro (+0,3% a parità di area di consolidamento e di cambio di conversione).

Il risultato operativo (EBIT) è stato pari a 153,5 milioni di euro (16,6% delle vendite) a fronte dei 136,9 milioni di euro del 2015 (15,3% delle vendite), con una crescita del 12,2% e con un incremento della marginalità di 1,3 punti percentuali. A parità di area di consolidamento, l’EBIT è cresciuto dell’8,6%. L’utile netto è stato pari a 94,5 milioni di euro, in crescita del 9,5% rispetto all’utile normalizzato del 2015 pari a 86,3 milioni di euro1. L’utile per azione base è stato di 0,884 euro nel 2016 (0,801 euro il dato normalizzato del 2015).

Il cda ha deciso di proporre la distribuzione di un dividendo di 20 centesimi di euro contro 19 centesimi lo scorso esercizio. Il capitale investito e’ passato da 900,8 milioni a fine 2015 a 977,6 milioni al 31 dicembre 2016, grazie per lo piu’ alle acquisizioni.

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Le acquisizioni sono colpi da maestro

Interpump ha messo a segno una trentina di acquisizioni in tutto il mondo e oggi è leader mondiale nella produzione di pompe a pistoni professionali. La spagnola Inoxpa è solo l’ultimo dei suoi acquisti. Ma al di là dell’affare in sé, l’acquisizione segna per Interpump Group la capacità di guardare oltre il proprio business e conferma l’abilità di un management in grado di costruire valore che duri nel tempo.

La società il 20 Marzo ha reso noto che il gruppo Gruppo IPG Holding S.p.A., società controllante Interpump, ha acquisito – con una operazione fuori mercato – 2 milioni di azioni ordinarie Interpump da Mais. Per effetto dell’operazione IPG Holding detiene 25 milioni di azioni Interpump equivalenti al 23,33% del capitale (23,82% al netto delle azioni proprie). Il fondatore e proprietario Fulvio Montipo’ incrementa in questo modo il proprio peso in Interpump. La controllata dallo stesso Montipo’ da Gianni Tamburi, ha infatti acquisito dalla holding della famiglia Seragnoli.

Isabella Seragnoli scende quindi al 3,345% del capitale di Interpump. In precedenza, dal 22 dicembre 2015, l’investitrice era accreditata di una quota del 6,61% nel capitale del gruppo delle pompe.

Un’altra acquisizione degna di nota è stata ufficializzata all’inizio di quest’anno, attraverso la propria filiale britannica, è stata acquisita il 100% di Bristol Hose Ltd., società attiva nel settore dei tubi e raccordi per l’oleodinamica con attività di commercio e assistenza, con sede a Bristol nel Regno Unito. Bristol Hose opera attraverso 2 magazzini di vendita e 9 officine mobili per assistenza e riparazioni on-site. Queste ultime sono attive 24 ore su 24 e in grado di raggiungere il cliente tipicamente entro un’ora dalla chiamata.

Il management è la chiave del successo

Ha creato dal nulla un campione del mondo. Un colosso forte e robusto, a sua immagine e somiglianza. Fulvio Montipò, reggiano dalla stretta di mano al granito, con il toscano perennemente acceso tra le dita, inventore, ex proprietario e oggi azionista di controllo di Interpump Group, gioiello della meccanica reggiana, leader mondiale nella produzione di pompe industriali ad alta e altissima pressione, trenta stabilimenti nel mondo, 2000 dipendenti diretti e 3000 nell’indotto.

Un’impresa familiare quotata in borsa che in 13 anni ha garantito agli azionisti rendimenti medi del 10%, nata con capitale di rischio, cresciuta sotto lo sguardo onnipresente del padrepadrone, poi acquistata da un fondo, e collocata sul mercato, diventata un’ azienda globale e poi “ricomprata” dal suo fondatore.

lunedì 27 marzo 2017

Domino Solutions - La spinta di Trump sta finendo, ma nessuna correzione in vista

Lo scorso anno è stato pieno di sorprese politiche a livello globale. Queste serie di eventi sono diventati i microcosmi di un tema globale molto più grande: la politica è sempre più un luogo in cui i “non abbienti” fanno la guerra ai “ricchi”, piuttosto che un campo di battaglia per coloro che sono allineati con il liberalismo più tradizionale rispetto alle linee dei partiti conservatori. Sui mercati americani, la vittoria di Trump ha, finora, spinto le azioni verso nuovi massimi grazie alla prospettiva dell’aumento della spesa, la riduzione delle tasse e il taglio delle regolamentazioni. L’idee che i deficit fiscali possano presto iniziare ad espandersi e che le banche centrali stiano raggiungendo i limiti della loro efficacia hanno fornito il vento in coda anche per l’aumento dei tassi di interesse.

Tuttavia, gran parte del “Trumponomics” è stato privo di indicazioni sostanziali e trasparenti e il mix di politiche risultante rimane vago. Le successive reazioni dei mercati dipenderanno dalla misura in cui le concessioni del Congresso repubblicano daranno carta bianca all’agenda del Sig. Trump. Questo diventerà più evidente man mano che giungeranno le proposte politiche nei mesi successivi al suo insediamento. Venerdì sera però, il Presidente ha dovuto ritirare la sua proposta di legge per abrogare l’Obamacare, non riuscendo ad ottenere la sufficiente maggioranza per evitare la sconfitta in aula.

I mercati di tutto il mondo sono in calo dato una concentrazione sulla reale possibilità che ci sia un ripensamento al Trump Trade. Anche se non ci aspettiamo una correzione in piena regola in questo momento, vediamo un crescente sentimento negativo nella fiducia riposta nel presidente americano.

Peter Cardillo, capo economista di First Standard Financial in New York.

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Il giorno prima, non essendo riuscito a convincere la parte dei repubblicani contrari al provvedimento, Trump aveva deciso di spostare al giorno dopo la votazione, minacciando che in caso di mancata approvazione, la proposta di legge non sarebbe stata più presentata e avrebbero tenuto il sistema vigente, concentrandosi su altre priorità. Ora, dopo questa battuta di arresto, il timore dei mercati è che difficilmente Trump riuscirà a far passare tutte le sue proposte, visto che ad ostacolarlo non sono solo i democratici, ma sopratutto una parte dei repubblicani stessi. Dopo questo stop, la domanda più importante è, se i repubblicani riusciranno a sfruttare la grandissima occasione che hanno, avendo il comando sia del Governo che delle due camere, ricompattandosi intorno al loro rappresentante.

Il dibattito in tutto il mondo è incentrato ora su due questioni. Trump sarà in grado di far approvare le proposte per il suo rilancio degli Stati Uniti e monterà ulteriormente l’ondata di populismo dilagante? Il 25 marzo è stato il 60 anniversario della firma dei trattati a Roma. Dopo una lunga trattativa, i leader dell’Unione europea riuniti in Campidoglio hanno firmato tutti e 27 una dichiarazione congiunta frutto però di divisione e diktat di Paesi, Polonia e Grecia, in primis, che hanno preteso modifiche al testo prima di garantire il proprio placet. La Grecia ha ottenuto che nel testo venisse inserita una citazione della difesa dei diritti sociali europei che non appariva nel testo del 16 marzo. Su richiesta di Atene appare un virgolettato che sottolinea come l’UE non sia solo “una grande potenza economica” ma una con un “livello senza pari di protezione sociale e welfare”. Sull’UE a più velocità, il nodo più controverso delle ultime settimane, su cui in particolare la Polonia si oppone temendo che Francia e Germania, forti del loro peso, pieghino al loro volere gli altri Paesi, nel testo dopo la dichiarazione “l’unità è sia una necessità che una nostra libera scelta e agiremo insieme, con diverse velocità e intensità dove necessario” è stato aggiunto “continuando a muoverci nella stessa direzione, come abbiamo fatto in passato”. Sul dossier più scottante, i migranti è stata tolta la parola “umana” quando si parla “della politica migratoria efficiente, responsabile e sostenibile”.

Questa giornata romana di celebrazione solenne e a tratti gioiosa, è da considerarsi l’inizio d’una nuova fase o una pausa nella tempesta multipla che scuote l’Europa. “Mercoledì si torna alla realtà con l’avvio della Brexit – ha confessato una fonte diplomatica -, e nessuno può dirsi sicuro di quale sarà il colore del cielo sopra la nostra testa”.

Più preoccupato il commento di Antonio Tajani, presidente del parlamento europeo. “Chiunque abbia vissuto la privazione della libertà sa che la nostra Unione è una conquista preziosa che non va data per scontata”, dice, ma parla anche di “crescente disaffezione” e aggiunge: “Servono cambiamenti profondi per dare risposte a chi non trova lavoro o a chi si sente minacciato dal terrorismo. Serve un’Europa concreta, dei fatti”.

Tutte le economie sviluppate del mondo occidentale hanno registrato un grave calo della crescita della produttività dalla crisi finanziaria globale. Dalla fine della seconda guerra mondiale fino al 1973, la produttività del lavoro è cresciuto ad un tasso annuo del 3,3%, e la crescita pro capite del PIL è quasi raddoppiato. Dopo una carenza di crescita del reddito reale da 1974-1995 e una rinascita della crescita nel 1996-2004, abbiamo registrato una crescita della produttività del lavoro ad una velocità irrisoria di 1,3% all’anno.

La globalizzazione viene ora accolta con scetticismo, soprattutto perché gli effetti più attraenti del fenomeno sono stati storicamente mascherati da una forte crescita economica e benessere finanziario. In tale contesto, il supporto al signor Trump e la “Brexit” sono solo veicoli imperfetti attraverso il quale qualcuno può gridare, “Basta”. Questo scenario è ciò che guida i candidati “populisti” a discutere per portare avanti un cambiamento per il gusto di cambiare. Un contraccolpo scoppiato contro ogni istituzione che si presume essere gestita da “elitari” o “tecnocrati”, e gli scettici del libero scambio e delle alchimie finanziarie hanno guadagnato un notevole seguito. La Brexit, l’aumento dell’euro-scettica Alternative for Deutschland (AFD) partito tedesco e il Movimento Cinque Stelle guidato da un comico, vengono in mente come i primi beneficiari di una tale rotazione di poteri in Europa. Per rendere le cose ancora più impegnative, una marea di immigrati sta mettendo in risalto i difetti meccanici in una unione in cui le politiche sono impostate a Bruxelles, ma l’implementazione è lasciata ai dispositivi di ciascuno Stato membro.

La crescente ondata di sentimento “populista” è manifestata in una reazione contro alcuni dei drivers della prosperità economica. L’immigrazione, il libero scambio, e l’indipendenza delle banche centrali. Affrontando solo questi sintomi dell’angoscia degli elettori, tali attacchi possono ostacolare la capacità dei nuovi governi di mettere in atto una combinazione di politiche per porre fine al lungo periodo di bassa crescita e di deflazione che ha colpito il mondo sviluppato. Piuttosto, i paesi che tratteranno le cause reali della stagnazione economica, tra cui sia la debolezza di produttività che la crescita del reddito reale, dovrebbero essere i beneficiari dei rendimenti del mercato dei capitali attesi più elevati su tutto il ciclo successivo. Ciò dovrebbe promuovere una crescita economica più sostenibile, equilibrata e inclusiva e porterebbe ad aumentare il potenziale di crescita degli utili dei settori aziendali. Tali prospettive potrebbero anche ridurre il premio per il rischio dei mercati azionari, il che, a sua volta, sosterrebbe livelli di valutazione più elevati.

La necessità di una riforma strutturale è stata l’argomento meno propagandato nel corso di questo ciclo elettorale. Mentre molta attenzione è stata rivolta a cambiare l’enfasi dell’attuale politica monetaria, la politica fiscale e la deregolamentazione delle industrie, il ruolo delle riforme strutturali per aumentare la crescita della produttività è ora più importante che mai.

martedì 21 marzo 2017

Domino Solutions report: Starbucks è diventata una opportunità

Dopo aver avuto una non così grande stagione degli utili, Starbucks, la catena di caffè più grande del mondo è crollata, ma questo non dovrebbe spaventare gli investitori che vorrebbero prendervi posizione, potrebbe invece, essere un’opportunità.

Anche se abbiamo appena completato quella che è stata complessivamente una forte stagione degli utili, una società non si è unita al coro. Starbucks (SBUX), in realtà ha riportato risultati peggiori del previsto ed ha abbassato le prospettive del reddito. Questo ha ovviamente deluso gli investitori, che lo erano diventati per lo più per la forte crescita del gigante del caffè.

Starbucks è uno dei marchi più riconosciuti al mondo. Nella maggior parte delle grandi città di tutto il mondo, è difficile camminare senza vedere il familiare logo di Starbucks incollato su di una tenda verde. Questo dominio globale ha permesso a Starbucks di essere uno dei titoli più performanti del S&P500 negli ultimi 25 anni. Dal momento che è diventato pubblico nel 1992, il prezzo delle azioni è salito di oltre il 16.000%. Nel corso degli ultimi anni, il titolo è stato scambiato a $ 40 a inizio 2015 e ha raggiunto i $ 60 ad inizio 2016. Il 2016 però è stato un anno abbastanza stagnante per il rivenditore caffè, fino al crollo di quest’anno a causa degli utili.

Il prezzo delle azioni ha subito un calo di circa il 10% dopo la pubblicazione delle trimestrali (fine gennaio). Il titolo, grazie alla forza del mercato toro, ha subito recuperato, ma da allora ha perso gran parte dei suoi guadagni. Da un punto di vista puramente tecnico, le cose non vanno così bene per SBUX.

Queste sono alcune cose che non girano per il verso giusto, nonché però, i punti di forza dell’azienda.

Ci sono alcune di variabili che hanno lavorato contro la società nel corso degli ultimi mesi. Prima di tutto, la popolarità di ordinare tramite mobile è stato effettivamente più un danno che un vantaggio. Questo perché gli ordini mobile sono la priorità per i baristi, ma sono serviti nella stessa area del negozio, come tutte le altre bevande. Risultato, attese più lunghe e maggiore confusione tra i clienti.

Inoltre, la catena di caffè ha sperimentato una concorrenza feroce da parte dei competitors, che hanno abbassato il prezzo delle loro bevande di caffè al fine di attirare i clienti. Storicamente Starbucks non ha dovuto preoccuparsi troppo dei prezzi grazie alla fedeltà dei suoi clienti. Ma, prezzi più bassi e più ampie offerte da posti come Dunkin Brands (DNKN) stanno cominciando a fare breccia.

Infine, c’è la questione del tempo. L’inverno molto più caldo del previsto ha danneggiato le vendite di bevande calde, che di solito sono una grande attrazione durante i mesi freddi. Tuttavia, SBUX ha qualcosa che molte altre aziende non hanno, una base di clienti enorme ed estremamente fedele. Per non parlare, del management che ha dimostrato di essere scaltro e innovativo. Nel corso degli anni abbiamo imparato che è una buona idea non sottovalutare l’azienda.

Mentre la società non può controllare il tempo, sicuramente dovrebbe essere in grado di risolvere i problemi delle ordinazione via mobile. E, certamente possono abbassare i prezzi oppure offrire alternative meno costose per le bevande, se dovessero decidere di voler competere sul prezzo.

Gli Stati Uniti rimangono il maggior mercato di Starbucks, che comprende oltre il 50% delle sue sedi a livello mondiale. Nonostante il suo dominio, Starbucks non ha ancora raggiunto il suo massimo punto di saturazione nel paese. Nel 2014, il CEO disse che nel Nord America c’erano ancora pochi store. Da allora, Starbucks è dilagata aprendo 573 nuovi negozi in America nel 2015 e altri 406 nel 2016.

Oltre ad aggiungere nuovi punti vendita negli Stati Uniti, Starbucks sta rendendo più facile per i suoi clienti acquistare il caffè. Nonostante i problemi iniziali, l’applicazione mobile, ha più di 10 milioni di download. Ma nonostante le prospettive rosee in Nord America, il più grande potenziale di Starbucks è altrove.

La vera screscita di Starbucks prende il volo sui mercati internazionali, qui la società è nelle fasi iniziali di una grande espansione, con l’intenzione di aprire più di 9.000 store a livello internazionale nei prossimi quattro anni e il punto focale della sua espansione è la Cina, con una popolazione di 1,2 miliardi.

Oggi, la presenza della società in Cina è minuscola con circa 2.500 negozi. Ma nei prossimi cinque anni, Starbucks prevede di aprire una nuova sede in Cina ogni giorno, portando il numero totale a più di 5.000. Nel lungo periodo, la Cina sarà un mercato più grande rispetto a quello degli Stati Uniti.

Da questo punto di vista, è facile notare che, nonostante il suo incredibile successo negli ultimi 25 anni, Starbucks ha ancora molta crescita davanti a se. I recenti sforzi in Nord America e in tutto il mondo stanno già dando i loro frutti, e i $ 21,68 miliardi di entrate nel 2016 sono un nuovo massimo storico.

Starbucks inoltre, sta utilizzando il suo fatturato record per premiare gli azionisti con miliardi di dollari di riacquisti di azioni proprie e il pagamento dei dividendi. Nel 2014, ha riacquistato 10,5 milioni di azioni ordinarie, nel 2015 29 milioni e a luglio del 2015, ha autorizzato il riacquisto di altri 50 milioni di azioni, pari a più di $ 3 miliardi. La società è stata anche uno dei migliori titoli da crescita di dividendo del S&P 500. Il suo tasso di crescita del dividendo a 5 anni è del 24,7%, superiore al 85% dei suoi colleghi del settore.

giovedì 16 marzo 2017

Gas Naturale, continua la salita malgrado i macro non buoni

Il gas naturale ha l’abitudine di ignorare i dati macro fondamentali anche quando si tratta di informazioni che potrebbero spingerlo verso il basso il suo prezzo. Nel 2016 il prezzo è sceso al livello più basso dal 1998, quando i futures del mese avevano raggiunto un minimo di 1,611 $ per MMBtu (milione di unità termiche britanniche).

Le materie prime tendono ad essere altamente volatili; infatti, il settore delle materie prime è spesso la asset class con la più alta variabilità di prezzo rispetto ad altri mercati tradizionali, come azioni, obbligazioni e valute. La propensione alla volatilità dei prezzi porta spesso il prezzo di una merce a salire ai massimi sfidando ogni spiegazione razionale e cadere ai minimi di gran lunga inferiori ai livelli che la teoria economica classica imporrebbe.

Uno dei motivi che cui le materie prime sono così volatili è che i trader dei mercati future possono controllare una posizione significativa long/short con un margine del 5-10% del valore contrattuale. Il flusso di capitali speculativi uniti alle condizioni geopolitiche e altri fattori globali, provoca una maggiore variazione dei prezzi delle materie prime. Pertanto, quando si parla del prezzo del gas naturale, è probabile che i minimi visti lo scorso anno alla fine della stagione invernale siano una sovra-estensione verso il basso.

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Il grafico qui sopra mostra il prezzo del gas naturale, come possiamo notare è diminuito di circa il 30% da fine dicembre a fine febbraio. L’open interest è aumentato proprio con la discesa del prezzo. Tuttavia, appena gli indicatori di momentum e la forza sono scesi in territorio oversold, il prezzo ha trovato un supporto a 2.7 molto interessante, da quel momento c’è stata la ripresa fino a 3 $ per MMBtu lo scorso Venerdì. Il rally è stato tecnico, i fondamentali continuano a puntare ad una condizione di eccesso di offerta.

Il dato che ha cambiato tutto, le riserve

Secondo quanto pubblicato, il dato sul cambiamento del numero di piedi cubi di gas naturale è stato negativo di 68 miliardi, mentre nella precedente rilevazione aveva segnato +7 miliardi. Gli analisti avevano previsto un calo di 61 miliardi. Le riserve di gas naturale sono scese più del previsto. Questo è stato un cambiamento significativo di 7 miliardi di piedi cubi.

Il prezzo del gas naturale è andato quindi in controtendenza al trend di riduzione delle materie prime e ha guadagnato terreno nonostante un forte calo di oltre il 5,0% del greggio . Il gas naturale è stato anche resiliente questa settimana a fronte di un dollaro forte.

Alte le scorte potrebbero fare pressione sul prezzo del gas naturale. Tuttavia, il freddo potrebbe guidare i prezzi nel breve termine. Ad Aprile infatti, i futures sull’ETF del GAS, United States Natural Gas (UNG), sono saliti dell’1,1% e sono stati scambiato a 3 $ per MMBtu.

I prezzi sono cresciuti molto durante il mese a causa del rapporto di inventario del gas naturale rialzista e delle previsioni di tempo freddo. Lo S&P500, il Dow Jones e il NASDAQ sono in prossimità di livello alti. Lo slancio rialzista nel mercato azionario degli Stati Uniti potrebbe sostenere la domanda di gas naturale e di prezzi del gas.

Come si muovono i grandi investitori

Il 10 marzo 2017, la CFTC (Stati Uniti Commodity Futures Trading Commission) pubblicherà il suo settimanale “Commitment of Traders”, rapporto per la settimana terminata il 7 marzo 2017.

Il 3 marzo 2017, la CFTC ha riferito che gli hedge fund hanno aumentato la loro posizione netta sul lungo in contratti future e opzioni di gas naturale degli Stati Uniti per 2.477 contratti a 78.292 dal 21-28 Febbraio, posizione long per il 2017. I contratti degli hedge fund sul gas naturale sono vicino al livello più basso del 2017, 75,815 contratti nella settimana terminata il 21 febbraio 2017. Questo suggerisce che i fondi speculativi sono meno rialzista sul gas naturale.

Gli hedge fund potrebbero aver ridotto le loro posizioni long a causa dei fondamentali del gas naturale. Alti inventari e il clima mite in questo periodo dell’anno stanno facendo pressione sui prezzi. I prezzi del gas naturale possono avere un impatto sui guadagni di alcuni produttori come Southwestern Energy (SWN).

lunedì 13 marzo 2017

Votazioni in Olanda, cosa accadrà se vinceranno gli anti-europeisti

Il giorno 15 marzo gli olandesi sono chiamati alle votazioni e mezza Europa guarda con apprensione ciò che succederà, visto che potrebbe segnare l’ascesa di un partito populista anti-europeo sull’onda della Brexit e della vittoria di Donald Trump negli Stati Uniti. I Paesi Bassi aprono infatti la stagione elettorale europea che proseguirà poi con la Francia e in autunno con la Germania (e forse anche con l’Italia). Sul campo di battaglia si sfidano l’ex premier conservatore, Mark Rutte, e il leader della destra xenofoba ed euroscettica, Geert Wilders.

Il partito liberale del VVD, guidato dal primo ministro Mark Rutte, sarebbe leggermente in testa, con il Partito della Libertà (PVV) del leader anti-islam e anti-Ue Geert Wilders, in flessione, ma che ha una possibilità concreta di aumentare i consensi. Sarebbe la prima volta che, alle elezioni politiche di un Paese fondatore dell’Unione europea, un partito dichiaratamente anti-europeo arriva in testa.

I sondaggi però, che nelle settimane passate avevano dato Wielder in ascesa costante, ora rilevano una flessione del consenso.

La flessione va ricercata, secondo gli analisti olandesi, nella voglia di esprimere un voto utile. Il sistema elettorale dei paesi Bassi é un proporzionale puro. A causa della frammentazione del panorama politico, a queste elezioni saranno presenti 28 partiti e liste, il futuro governo, qualunque sia il partito che prenda la maggioranza, dovrà fare alleanze per governare e nessuna formazione ha ventilato l’ipotesi di coalizzarsi con Wielders. Si dovrebbe tornare cosí al voto o formare un governo eludendo il Pvv. Gli olandesi stanno dunque convergendo sulle formazioni in grado di formare alleanze di governo.

Votazioni in Olanda, Rutte contro gli anti-europeisti

A Bruxelles tirano un sospiro di sollievo e sperano che i sondaggisti non prendano un abbaglio come accaduto negli Stati Uniti con Donald Trump o in Gran Bretagna con la Brexit. La vittoria di Wilders non solo allontanerebbe l’Olanda dall’Europa, ma rischierebbe di dare il via ad un effetto domino che porterebbe Marine Le Pen all’Eliseo in Francia e il partito Alternativa per la Germania su nei sondaggi nella Repubblica Federale.

I sondaggi olandesi realizzati dalle maggiori società, tra cui Ipsos, danno il fenomeno Wilders in via di ridimensionamento però, con 23 seggi (poco più rispetto ai 15 di adesso), mentre riguadagna terreno il partito del premier, premiato da una campagna elettorale capillare presso tutte le fasce di cittadini, e che, secondo alcuni, ha il merito di aver riportato la stabilità economica nel paese. Rutte avrebbe 26 seggi, in calo però dai 43 di adesso. Il vero exploit potrebbe giungere dal giovane verde Klaver. Il suo partito, GroenLinks, attualmente ha 4 seggi: secondo i sondaggi arriverebbe a prenderne 17.

Tuttavia secondo un sondaggio del centro di ricerche Bruges Group solo il 39% degli olandesi è favorevole a rimanere all’interno dell’Unione europea mentre il 23% sarebbe disposto a votare per l’Uscita. A fare la differenza é quel 27% di indecisi.

Wilders dotato di un indubbio fiuto politico, e da un’aperto disprezzo per le minoranze (è finito sotto processo ancora lo scorso dicembre per i suoi apprezzamenti verso la minoranza olandese di origine marocchina), ha saputo assecondare due dei tre fenomeni che caratterizzano gli orientamenti elettorali in Europa e non solo: l’astensionismo, la montante protesta contro i partiti tradizionali, il crescente consenso verso i populismi.

Le prospettive di Wilders di andare al potere sono quasi nulle. L’esito delle elezioni dovrebbe semmai confermare il trend della frammentazione politica in Europa, che rende sempre più difficile la formazione di governi politicamente stabili e coerenti.

Anche se Wilders dovesse vincere le elezioni in Olanda, incontrerà molte difficoltà nel formare una coalizione. Mark Rutte, il principale candidato avversario, ha detto che le possibilità che il VVD salga al governo con il PVV sono pari a zero. Non succederà, chiudendo cosi, tutti i ponti ad un possibile accordo.

Rem Korteweg, ricercatore senior presso il Centre for European Reform (CER), sottolinea che anche gli altri partiti olandesi non sono disposti a formare una coalizione con Wilders. In una dichiarazione ha commentato: “Non mi aspetto che Wilders salga al governo. Né penso che, nel profondo del suo cuore, lui voglia stare al governo perché significa che dovrà scendere a compromessi”.

martedì 7 marzo 2017

EURUSD previsioni, il dollaro recupera leggermente ma attende i tassi e vari macro

Nonostante la conferenza stampa di Trump al congresso e il PIL americano sopra le stime, l’EURUSD è cresciuto leggermente questa settimana senza però fornire dati su eventuali rafforzamenti del biglietto verde o un cambio di direzione. Attendiamo i tassi di interesse, storicamente, col rialzo dei tassi il dollaro dovrebbe rafforzarsi ulteriormente portandosi in area 1.04. La coppia ha tentato di crescere all’inizio dell’anno, ma i dati peggiori del previsto sugli ordini di fabbrica tedeschi di gennaio hanno interrotto la ripresa.

Secondo i dati ufficiali, i nuovi ordini nel settore manifatturiero sono scesi del 7,4% nell’ultimo mese, contro una crescita del 5,2% a Dicembre. La lettura annuale diventa così negativa a -0,8%, da un precedente positivo dell’8,0%. L’unione europea ha pubblicato i dati definitivi sul PIL dell’ultimo trimestre rimanendo invariato a 0,4% per il trimestre e all’1,7% su base annua, mentre negli Stati Uniti, c’è poco che può scatenare grandi movimenti, il paese rilascerà la sua bilancia commerciale e il dato sul credito al consumo nel pomeriggio.

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Il rischio delle elezioni europee

Noi siamo convinti che il rischio politico nei prossimi mesi, come anticipato, possa rimanere. Ma per ora con le aspettative dei tassi di interesse europei, l’EURUSD non mostra segnali di una lunga tendenza sul dollaro. C’è però il rovescio della medaglia, è difficile entusiasmarsi per l’euro, nonostante possano migliorare le tendenze macro e inflazionistiche, almeno fino a quando la BCE dichiari chiaramente un cambiamento nella sua politica. Ma dato l’equilibrio generale del rischio per l’Europa, non dovremmo aspettarci che il cambiamento avvenga in occasione della riunione della BCE di Giovedì.

Prima di tutto dobbiamo fare comunque una premessa, i partiti anti Euro, è bene precisarlo, non hanno vinto: l’Unione Europea non è guidata da leader contrari all’organizzazione sovranazionale. Semplicemente, il numero di consensi (e quindi di voti) ricevuti dai partiti contrari in primo luogo alla moneta unica è cresciuto esponenzialmente e, per gli europeisti (perciò quelli a favore della moneta unica), in maniera preoccupante. Ma a tutto questo potrebbe reagire il cambio?

Il cambio EURUSD ha raggiunto un massimo di 1,0640 negli ultimi giorni, testando i massimi stabiliti nelle scorse settimane, ma da allora è sceso fino a quota 1,0570 (oggi), in calo dello 0,37%. Il test fallito della resistenza ha avuto luogo prima di raggiungere un livello di ipercomprato, segno di debolezza interna che suggerisce inoltre una probabile vendita nel breve termine. Il primo supporto si trova a circa 1.0560. Su un calo al di sotto di questo livello, il prossimo supporto è a 1,0495, test stabilito il 22 febbraio a 1,0494.

Un calo al di sotto di questo supporto avrebbe darebbe il via ad una tendenza al ribasso toccando il livello dell’11 gennaio a 1,0454. Tale mossa potrebbe anche confermare la rottura del ritracciamento 61,8% all’inizio di gennaio dando il via ad ritracciamento verso i 1,0340. Al contrario invece potrebbe salire fino a 1.820.

Le previsioni rimangono ribassiste

Il dollaro è tornato di moda, in rally contro tutti i suoi principali rivali dato che l’incertezza politica pesa sulle valute europee. Le parole di Marine Le Pen, leader dei francesi di estrema destra del partito Front National, che ha promesso che se eletta, il suo partito avrebbe fatto uscire la Francia fuori dell’Unione europea, e avrebbe combattuto l’Islam radicale.

La notizia è arrivata dopo che il Presidente della BCE Draghi ha respinto le accuse degli Stati Uniti su una manipolazione della valuta, e ha aggiunto che la Banca centrale è pronta ad aumentare sia la dimensione sia la durata del suo programma di acquisto di obbligazioni se le prospettive di inflazione dovessero rimanere basse. Lunedì, la Merkel ha perso il primo posto nei sondaggi per la poltrona dei centro-sinistra socialdemocratici.

Tutte queste notizie, sommate ai macro segnalati in precedenza indicano previsioni ribassiste per il cambio nelle prossime settimane, ricordiamo che l’Olanda è alle urne il prossimo 15 marzo, mentre le presidenziali francesi ci sono in Aprile.

mercoledì 1 marzo 2017

Warren Buffett, i punti importanti della annuale lettera agli azionisti

L’investitore miliardario Warren Buffett attira sempre un grande pubblico con la sua lettera annuale agli azionisti Berkshire Hathaway, ma l’edizione di quest’anno non ha rivelato più di quanto abbia fatto in passato. Denominato il Saggio o l’Oracolo di Omaha, Warren Buffett è ampiamente considerato come uno degli investitori di maggior successo nella storia. La conglomerata Berkshire Hathaway è una delle più grandi aziende americane e ha decine di società controllate, ferrovie, assicurazioni, tecnologiche ed energetiche. La Berkshire Hathaway ha registrato una capitalizzazione intorno i 420 miliardi di dollari nel 2016 con un fatturato intorno ai 24 miliardi di dollari di utile netto. Buffett è al terzo posto della classifica Forbes degli uomini più ricchi del mondo.

Puoi leggere la lettera originale cliccando qui.

La lettera rilasciata Sabato descrive le prestazioni delle oltre 90 aziende che Berkshire possiede. Ma a parte questo, Buffett ha utilizzato il resto della lettera per ribadire i punti chiave sull’economia e gli investimenti futuri. Il miliardario si è soffermato su questi argomenti anche nel corso di una apparizione televisiva di tre ore Lunedì 27 Febbraio su CNBC. Ecco alcuni punti salienti di ciò che l’86enne presidente e amministratore delegato ha detto di Berkshire.

Meglio evitare le linee aeree?

Buffett ha sollevato le sopracciglia lo scorso autunno quando ha investito più di 9 miliardi di dollari in azioni di compagnie aeree dopo anni in cui ha sollecitato gli investitori di stare lontano dal settore del trasporto aereo. Berkshire è oggi uno dei più grandi azionisti di American Airlines (AAL), Delta Air Lines, United Continental (UAL) e Southwest (LUV). La domanda allora nasce spontanea, cosa è cambiato? Ha offerto una spiegazione per il suo cambiamento di rotta verso le compagnie aeree, sottolineando come siano migliori aziende dopo il consolidamento del settore.

Nel 2008 infatti, nella classica lettera agli investitori, Buffett aveva etichettato le compagnie aeree come il peggior tipo di attività perché crescono rapidamente ma richiedono significativi investimenti per crescere guadagnando poco. Intanto all’inizio di questo mese, Berkshire ha riferito di aver raddoppiato la sua posizione all’8,79% di American Airlines e ha aumentato di 2 miliardi di dollari di Southwest.

Buffett ha detto che la partecipazione di Berkshire in American Airlines Group è stato supervisionata da uno dei suoi due gestori di investimenti, Todd Combs e Ted Weschler. Le persone vicine alla vicenda hanno già detto che Weschler, 55, ha studiato il settore del trasporto aereo lo scorso anno dopo aver visto una presentazione dal CEO americano Doug Parker, il quale sosteneva che il consolidamento si era concluso e il ciclo che aveva afflitto la sua compagnia e concorrenti per decenni era terminato.

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I vantaggi dei fondi a basso costo e i fallimenti

Buffett continua spiegando ancora una volta i vantaggi dei fondi indicizzati a basso costo. Ha detto che stima che i ricchi investitori che si affidano a consulenti a costi elevati hanno sprecato più di 100 miliardi nel corso degli ultimi dieci anni. Può essere estremamente difficile per gli investitori determinare se un gestore di fondi ha la rara capacità di sovraperformare il mercato azionario. Quindi Buffett ha sottolineato il perchè la maggior parte degli investitori non provano nemmeno a cercare i migliori.

Il gestore di investimenti, Cole Smead, ha riferito che secondo il suo parere Buffett ha esaltando troppo le virtù della Berkshire, evitando di parlare dei fallimenti come Tesco o addirittura come il tentativo d’acquisto da 143 miliardi da parte di Krafth nei confronti di Unilever, dove la stessa Berkshire ha partecipato con 3G Capital. Smead continua dicendo come Buffett e il suo partner, il 93enne, Charlie Munger, sembrano preoccupati per come l’eredità della Berkshire possa essere percepita.

Detto questo Buffett ha ribadito la sua visione a lungo termine per un’America prospera, ma soprattutto spera in una guida chiara della politica di quest’anno.

Ripeto quello che ho detto in passato e ripeterò nei prossimi anni: I bambini nati in America oggi sono il raccolto più fortunato nella storia


Sottolineando in questo modo come secondo il suo parere l’economia sarà “OK” sotto la presidenza Donald Trump. Buffett è un democratico di lunga data ed ha sostenuto Hillary Clinton nella campagna dello scorso anno.

Incrementa la sua posizione in Apple

Certo, nel portafoglio di Berkshire di quei fondi passivi ancora non ce ne sono: vederne entrare uno sarebbe la vera rivoluzione. Per ora Warren Buffett continua a fare investimento attivo, scegliendo con cura le società e i segmenti su cui puntare. Eppure nella lettera non c’è nessun dettaglio sulle operazioni più recenti e più discusse di Berkshire.

La scelta di uscire definitivamente da Wal-Mart, quella di entrare con decisione in due compagnie aeree come American Airlines e Delta, la scomoda partecipazione nella banca Wells Fargo, travolta dallo scandalo dei conti aperti all’insaputa dei clienti.

Né le ragioni della rinnovata fiducia nell’acquistare ancora azioni Apple, che lo ha portato – si è scoperto lunedì – a raddoppiare la partecipazione nella compagnia da dicembre a oggi: 133 milioni di azioni, per un valore di 18 miliardi di dollari. L’Oracolo di Omaha si è però lanciato in una difesa delle aziende che fanno “buyback”, cioè che usano il denaro in cassa (o ne prendono in prestito) per ricomprare le proprie azioni, anziché investire.

Di seguito vi mostriamo il portafoglio aggiornato di Warren Buffett con le 20 società principali.

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