sabato 30 luglio 2011

Downgrade America, implicazioni e conseguenze sui mercati finanziari

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In questi giorni stiamo assistendo ad una bagarre politica in America degna solo del nostro parlamento. In tanti anni che seguo la politica e l'economia statunitense non mi sono mai imbattuto in qualcosa di più squallido, insensato ed illogico di quello che Obama e compagnia stanno combinando. Quello che sta accadendo non è altro che terrorismo economico a spese dell'investitore ma soprattutto del cittadino.

Alla fine una soluzione si troverà, l'America non potrà permettersi una condizione di default in questo momento di mancata accelerazione dell'economia. Bernanke nelle sue uscite da "lagnone" ha sempre sottolienato come la locomotiva statunitense stesse diminuendo di velocità. Il problema è che in caso di default sarà difficile vedere l'America come una locomotiva.

Le agenzie di rating, odiate - amate - seguite, per quanto ci diano fastidio e creino problemi con i loro studi e comunicati, con le triple A, i paesi spazzatura o quelli messi in guardia, generano volatilità e muovono i mercati. Come dicevo, alla fine una soluzione Obama e "contrari" la troveranno ma per il downgrade sarà troppo tardi. Gli economisti si sono già mossi, il mercato si è già mosso, l'America passerà da tripla AAA a AA+. Ma questo cosa vuol dire ? Cosa accadrà all'economia statunitense ? E a quella globale ? E soprattutto ai nostri investimenti.
Cosa vuol dire downgrade ? Le tre società di rating: Standard & Poors, Fitch e Moody, studiano quali sono le potenzialità di ogni singola nazione (o società quotata in borsa) sul pianeta e forniscono un resoconto sotto forma di valore che può variare da un massimo AAA ad un minimo CR. AAA significa che il paese (o la società) ha un'ottima performance, un debito sostenibile, una economia sana e lontano dalle tensioni politiche o militari. CR invece è il voto più basso, indica un paese (o società) in gravi condizioni economiche, non capace di risolvere i propri problemi di debito. Quando le società di rating studiano un paese e trovano un cambiamento economico abbastanza elevato da giustificare un downgrade o upgrade (cioè un abbassamento del voto o un innalzamento del voto) avvertono gli investitore con comunicati stampa. Raramente si passa di voto in voto senza un avvertimento, nel caso degli Stati Uniti infatti il 18 Aprile 2011 la condizione di rating era di AAA Stabile e le agenzie di rating l'hanno abbassato a AAA Negativo, questo significa che le agenzie avvertivarono il paese e gli investitori che ci poteva essere un downgrade futuro se non cambiavano certe condizioni. L'america dalla prossima settimana potrebbe passare da AAA negative a AA+ Stabile. 
Ecco l'elenco completo dei paesi e i loro rating aggiornati in versione pdf ad Agosto 2011.
Cosa accadde in Giappone ?

Se diamo uno sguardo ad un passato nemmeno troppo lontano, noteremo che il Giappone ha vissuto ciò che sta accadendo agli Stati Uniti. Nel 2002 il paese fu declassato dopo un periodo molto lungo di bassi tassi di interesse. Questo vuol dire che l'ipotesi di un innalzamento dei tassi dopo il downgrade, come paventato da alcuni economi, può non essere del tutto vero. Naturalmente, se il destino degli Stati Uniti per i prossimi 9 anni può essere lontanamente simile al destino del Giappone negli ultimi 9 anni, ciò che sta per accadere è un affare molto grave davvero, per l'economia degli Stati Uniti, per i suoi rapporti fiscali e per il mondo intero.

A livello globale forse sarebbe anche peggio, il mondo guarda l'America per una serie di ragioni tra cui la valuta di riserva, materia di liquidità migliore per il debito pubblico e il famoso "rischio zero" di cui gli States si sono fatti capisaldi per parecchi decenni. Nessun altro paese al mondo può vantare questo ruolo, nemmeno la super Cina ormai sull'orlo di una bolla immobiliare. Il risultato di un cambiamento di queste poche ragioni porterebbe ad una condizione economica globale molto instabile.

Detto questo, tuttavia, vi sarebbero anche dei risvolti positivi, dopo tutto, in primis l'efficienza. Come regola generale, la cosa più efficiente è più facile da rompere. Quindi, se si vuole passare ad un mondo più robusto con un minor numero di grandi crisi, ci sarà necessariamente un prezzo da pagare in termini di efficienza globale.

Un movimento lento del dollaro come valuta di riserva potrebbe non essere poi così male, visto che lo stato ha permesso che i deficit degli Stati Uniti si innalzassero a livelli inimmaginabili in precedenza, sia durante l'amministrazione Bush che quella di Obama. Proprio come il traffico automobilistico si espande fino a riempire lo spazio disponibile su strada, i rapporti di debito nazionale tendono naturalmente a salire che volgere verso il basso, a meno che non appaia un vincolo  esterno imposto dai mercati e/o le agenzie di rating. In questo senso, le notizie da S & P sono semplicemente una parte necessaria di come gli Stati Uniti stia per arrivare ad una conclusione sugli accordi fiscali e di come potrà in futuro migliorare la sua performance.

Detto questo con un debito amministrativo intorno al 140% del PIL, in un periodo di bassi tassi di interesse che hanno abituato le aziende ed il pubblico a bassi tassi sui prestiti e sui mutui, sarebbe un duro colpo un innalzamento di questi tassi nel breve, sarebbe il caos.

Come reagiranno i mercati ? 

Instabilità sarebbe dominante almeno sul breve periodo, i mercati reagirebbero male ad un downgrade americano, anche se qualche economo è convinto che in queste settimane i mercati già hanno anticipato l'abbassamento del rating e quindi il mondo finanziario ha già scontato il downgrade, noi non siamo di questo avviso.

L'economista Cameron Findlay ha spiegato al New York Times:
Gli investitori americani e esteri venderebbero il prima possibile le obbligazioni Usa. Subito dopo il downgrade i tassi d'interesse saliranno. Poi, una volta che la questione del debito pubblico sarà risolta, i tassi torneranno ai valori attuali.
Sia il mercato obbligazionario che quello azionario entrerebbe in fase di difficoltà e c'è da chiedersi cosa un semplice investitore può fare di fronte ad una tale situazione.  Gus Sauter, responsabile degli investimenti di Vanguard, società specializzata nella gestione di fondi di investimento suggerisce :
Non è possibile stabilire con precisione come reagiranno i mercati azionari e quanto durerà il periodo di incertezza. La cosa migliore da fare è mantenere un approccio a lungo termine.
Se avete un orizzonte temporale basso di investimento consigliamo la liquidità, sarebbe inutile rimanere sul mercato in un periodo di forte volatilità. Le notizie buone si accavallerebbero a quelle negative creando una condizione di su e giù impossibile da gestire. Persino tecnicamente sarebbe inutile fare previsioni.
Chi invece pensa sul lungo termine non ha che da attendere che la situazione si normalizzi e il recupero riparta. 


Sulla carta neanche i più giovani sarebbero risparmiati da un eventuale taglio delle agenzie di rating. Gli studenti americani, per finanziarsi gli studi, possono richiedere prestiti alle banche private oppure, i più virtuosi, possono contrarre prestiti particolarmente favorevoli concessi dal governo. In teoria il tasso d'interesse potrebbe aumentare per entrambe le tipologie di prestiti. Ma, per quanto riguarda quelli federali, non è possibile perché "i tassi d'interesse sono fissi", ha spiegato il guru della finanza Mark Kantrowitz.

In conclusione

Tornando all'esempio del Giappone dobbiamo essere più chiari per chiudere l'articolo, il Giappone non era coma la Grecia o l'Irlanda di adesso.  Il downgrade di S & P non significa che il Giappone era in una spirale di  crisi del debito. Il Giappone era una nazione creditrice ad alto risparmio nazionale. Ma allo stesso tempo, il downgrade mostra la china si un paese industrializzato in difficoltà. Con l'aumento del debito e l'invecchiamento della popolazione a mettere più pressione sui bilanci pubblici, vi è la possibilità che gli investitori perdano fiducia in paesi forti come Francia, Regno Unito o negli stessi Stati Uniti come hanno fatto con la Grecia, Irlanda e Portogallo. Questo non succederà domani, ma accadrà se i governi non raddrizzeranno le loro finanze in modo intelligente in grado di supportare la crescita sul lungo termine.

Gli Stati Uniti sono nel bel mezzo di questo problema. Tutto si può dire sul Giappone e sugli Stati Uniti. A differenza del Giappone gli Stati Uniti non sono una nazione creditrice e non ha una popolazione risparmiatrice.  Nonostante i discorsi di un approccio più conservativo per la spesa, gli Stati Uniti non ha un piano credibile per frenare il deficit del suo debito. E questo non riguarda gli investitori. Moody ha già avvertito che mercoledì prossimo si pronuncerà sul rating del debito americano. 

Alla fine è difficile prevedere quali potrebbero essere le conseguenze di un downgrade degli Stati Uniti dal rating tripla A, perché sicuramente ne scaturirebbe una complicata serie di eventi a catena. L’ipotesi è comunque che i rendimenti dei Treasury aumenterebbero, forse insieme al prezzo richiesto per gli asset di rischio. Questo porterebbe, almeno all’inizio, ad un trend negativo nell’azionario, perché visto appunto come investimento più a rischio. L’impatto che il downgrade avrebbe sul dollaro è meno chiaro, ma probabilmente sarebbe comunque negativo nonostante l’attrattiva maggiore data dai tassi più alti.

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